Nei pressi del piccolo paese San Pasquale in Gallura si vedono lungo la strada tanti cartelli con l’indicazione “stazzu” e nomi come “Ghjuannineddu” , “L’Avru de l’Olzu”, “ Lu Pontareddhu” e “ lu Rinagghjolu”.
Questi cartelli hanno stuzzicato la mia curiosità – adesso dopo aver sentito parlarne parecchio voglio vederne uno e così mi avventuro su un terreno privato.
Cerco un proprietario ed incontro Mario; gli chiedo dello stazzu e della possibilità di fare un paio di foto. Lui mi guarda con aria interrogativa.
Forse sono un po’ troppo diretta e per rimediare gli assicuro che certamente rispetterò la sua privacy e che mi limiterò a guardare la sua casa dall’esterno perché suppongo che lui e sua moglie abitino lì e non voglio disturbare – solo guardarmi un po’ in giro.
Mario è d’accordo, può dedicarmi un po’ di tempo e facciamo un paio di passi insieme. Sorprendentemente ci allontaniamo dalla casa e lui mi mostra il suo terreno.
La sua proprietà si trova nella Gallura settentrionale a ovest di Palau e di San Pasquale sulla SP 71 nella valle Lettu d’Ita, che significa culla della vita a causa della straordinaria fertilità della vallata.
Saliamo su una piccola collina dové sono state costruite alcune case nuove e molto carine.
Sullo spazio antistante si trova l’aja ( spiegherò in seguito che cos’è) e finalmente capisco: il termine stazzu non si riferisce solo alla casa , ma include anche tutto il terreno, gli stabilimenti agricoli e le case annesse.
Quindi io – senza volerlo e senza saperlo – ho chiesto a Mario di farmi vedere tutta la sua proprietà. E quasi come se in Germania avessi chiesto a un contadino del Holstein di mostrarmi tutta la sua azienda agricola.
Ci vuole del tempo…
Imparo subito una cosa : non esiste stazzu (= casa) senza stazzu (= terreno agricolo) bensì stazzu ( = terreno) senza stazzu (= casa ).
Qualche volta lo stazzu è più una fattoria che una casa di campagna. Molti vendono anche il terreno che circonda la casa e si tengono l’edificio che poi viene comunque chiamato ancora stazzu.
Di media gli stazzi sono circondati da 50 -100 ettari di terreno, certi anche da centinaia di ettari. Il terreno di Mario è una striscia lunga circa 5 chilometri che si estendo attraverso due valli. La larghezza varia da 300 a 800 metri e viene diviso da una stretta stradina provinciale che fu costruita in seguito. I terreni adiacenti hanno dimensioni simili e appartengono ai suoi fratelli.
Per semplificare e perché ho visitato soprattutto le case in seguito userò il termine stazzu per la casa principale, così come lo usano anche gli abitanti della Gallura.
Premetto che non tutte le case di campagna che si trovano in Gallura sono degli stazzi.
Lo stazzu è facilmente riconoscibile dalle seguenti caratteristiche:
Col passare del tempo gli stazzi spesso furono ampliati. Chi se lo poteva permettere aggiungeva altre stanze sul lato stretto, alcuni furono già costruiti più spaziosi ma il principio della praticità e dell’austerità fu sempre osservato.
Molte delle vecchie case dopo la ristrutturazione venivano imbiancate. Anche se questo era comprensibile significava comunque una prima interferenza nella originalità, una tendenza difficile da fermare.
Soprattutto i proprietari non galluresi che trovavano romantico e affascinante possedere uno stazzu come casa di vacanza situato in un paesaggio idilliaco spesso non temevano dispendio per modificare le case secondo le loro esigenze.
Ai tempi di oggi si preferiscono delle finestre grandi, delle stanze più luminose che permettono anche un uso più flessibile degli spazi con una divisione dei vari ambienti come cucina e bagni e infine anche delle cose così pratiche come isolamento termico e riscaldamento.
Molti vedono in questi rimodernamenti un attacco al patrimonio culturale della Gallura e la causa per la scomparsa degli “veri stazzi”.
C’è da chiedersi quanta autenticità è necessaria e auspicabile perche spesso queste case abbandonate e cadute in rovina sono state trasformate in veri e propri gioielli in cui si può abitare con piacere e comodità.
E a proposito di patrimonio culturale gallurese – lo stazzu è un’
E vero, lo stazzu gallurese non è una particolarità gallurese o addirittura sarda ( in altre zone della Sardegna non esiste nemmeno ), ma è una costruzione di origine corsa.
In Corsica si usava il termine stazzu ( bergèrie in francese) per indicare una casa isolata di campagna che offriva rifugio per pecore e pastori. La espressione deriva dal latino “statio” e indica una casa in campagna o l’alloggio di un contadino.
Gli stazzi corsi sono tutti sottoposti alle disposizioni sulla tutela dei beni culturali – è questo lo dice lunga sulla considerazione di cui godono le vecchie fattorie in Sardegna.
Nel diciassettesimo secolo queste case , o meglio il modo in cui venivano costruite fece il su ingresso in Sardegna. A partire dal quindicesimo secolo la Sardegna era la miniera d’oro dei pirati e anche la Gallura fu saccheggiata e i suoi abitanti messi in fuga.
Nello stesso tempo in cui i pirati avevano proseguito per altre destinazioni, alcune famiglie corse lasciarono la loro patria certi per motivi politici, altri per faide e litigi in famiglia.
A traverso il mare approdarono nella zona settentrionale disabitata e poco accessibile della isola attigua. Qui si sentivano sicure, si stabilivano e mettevano su famiglia. E – costruivano le loro case come avevano fatto in Corsica ,con l’unica differenza che usavano il granito gallurese. Importarono anche la loro lingua. Il gallurese è una variazione della lingua corsa e assomiglia molto a un dialetto parlato nei pressi di Sartene in Corsica.
Ma una costruzione tipica come lo stazzu che da oltre 400 anni ha un posto fisso in Sardegna può essere tranquillamente considerato patrimonio culturale gallurese e di conseguenza anche sardo.
Torniamo agli stazzi: la vita di parecchie persone che vivevano, lavoravano e dormivano in un’unica stanza ruotava intorno allo stazzu. Le case erano distante tra di loro a causa delle condizioni geografiche e erano situate in diversi valli , perciò tutto il necessario per vivere doveva essere prodotto in loco.
Esisteva comunque tra gli stazzi un modo per dividersi il lavoro : la cussogghia.
Gli stazzi confinanti formarono una certa unità sociale, si aiutavano a vicenda e collaboravano tra di loro. Una famiglia teneva il bestiame un’alta coltivava il grano e così facendo il duro lavoro di campagna fu diviso e spesso le persone erano molto legate tra di loro.
La vita di campagna era da sempre dominante in Gallura e legato inscindibilmente allo stazzu e ai suoi abitanti. Solo nei tempi moderni lo stazzu diventava esclusivamente adibito ad abitazione – in origine e per secoli era il fulcro della vita di campagna.
Ma in giro di pochi decenni dopo il suo esordio negli anni 60 in Costa Smeralda, il turismo preponderava sull’agricoltura. Ma ciò non cambiò la mentalità dei galluresi che ancora oggi vivono da quello che il loro stazzu produce.
Ci troviamo sulla collina “L’Avru de l’Olzu” che significa una montagna di orzo e accenna al fatto che qui si coltivavano cereali e per lavorarli torniamo all’aja.
Un aja è un grande cerchio di circa 25 m di diametro, lastricato dove una volta si spargeva il grano per la trebbiatura. La maggior parte delle aje non esiste più o solo in parte oppure è coperta di macchia.
Quella di Mario è in ottime condizioni perché lui se ne prende cura personalmente anche se non serve più per trebbiare ma viene usata per prendersi il sole o per giocarci i cani.
Mario originario della Gallura ha in progetto una specie di agriturismo ; vorrebbe ospitare dei turisti che vogliono vivere in tenda e sperimentare la vita agro-pastorale fai da te.
Attualmente sta progettando un piccolo orto con frutteto e sta preparando delle piazzole tra le rocce dove i futuri turisti potranno piazzare le loro tende. Un campeggio tutto adornato da una grandiosa natura con lecci e enormi rocce di granito.
E un idea molto bella e vi faremo sapere quando sarà pronto.
Ancora oggi molti agriturismi in Gallura sono sistemati negli stazzi, così ad esempio l’agriturismo Canu che è situato su un altopiano a 8 km a est da Luogosanto circondato da una natura incontaminata e che offre una vista panoramica sul Monte Limbara e sul Lago Liscia. La casa principale è stata costruita ca. 200 anni fa di granito.
L’agriturismo produce tutto ciò che serve alla casa e ai clienti e i proprietari sono particolarmente orgogliosi della loro produzione di salumi e prosciutti. Loro sono originari di Fonni e sono molto ospitali, insieme abbiamo festeggiato nel 2011 la tosatura delle pecore (vedi le foto e l’articolo in lingua tedesca su pecora-nera).
Nel 2012 un incendio ha devastato la casa, per fortuna le mura di granito hanno resistito abbastanza bene al fuoco e dopo la ricostruzione tutto è quasi tornato come prima. Sono benvenuti gli ospiti!
L’anno scorso investori del Qatar hanno avuto l’idea di modificare 24 vecchi stazzi in ville lussuose con piscina. Si sviluppava una discussione molto controversa tra i progettori arabi e le gente di Arzachena. La comune di Arzachena finalmente ha approvato parte del progetto, ma hanno deciso un „ridimensionamento per garantire l’integrità dell’ambiente e l’identità dei luoghi“ (vedi l’articolo).
Attualmente in Gallura si trovano sia degli stazzi completamente caduti in rovina, sia stazzi appena rimodernati, sia delle imitazioni ben riuscite – l’originale, ben conservato è diventato una rarità.
Ma una cosa è certa , non importa se corso o gallurese , se sono proprietari galluresi o stranieri : lo stazzu è un bene culturale importante e vale la pena di proteggerlo.
Informazioni e fonti:
Grazie a Ulrike dell‘Agriturismo Asara (vicino ad Olbia/Padru) di fare questa traduzione (trovate qui l’articolo originale in lingua tedesca).
Galleria foto dei „stazzi gallurese“:
(tutti i diritti reservati)
Design by ThemeShift.
Marco sanna
14. Februar 2021 at 12:17Vorsicht! In altre parti della Sardegna, Lu stazzu esiste ma sotto un’altra nome. Nel Sulcis iglesiente si chiama : medau oppure c’è su furriadroxiu. Hanno una tipologia differente di utilizzo: il primo, su medau ( pronuncia medau) ha anche il terreno di pertinenza ( tipo stazzu) , su furriadroxiu era invece una sorta di casa o più case temporanea per i pastori, però senza proprietà terriera.. La Gallura ed il Sulcis iglesiente avevano la caratteristica del “ vissuto“ nelle campagne, abitazioni sparse . Il motivo? Era la tranquillità dei propri abitanti, il rispetto delle regole , delle leggi che permetteva agli stessi abitanti di vivere in campagna loro ,le loro famiglie , il bestiame etc…. Saluti Sanna Marco. Iglesias.
pecora nera
15. Februar 2021 at 09:45Ciao, grazie per il tuo commento e la precisione. Questo articolo è proprio ambientato nella Gallura, e quindi parlo proprio del stazzu gallurese e delle sue particolarità – come mi ha spiegato un Gallurese, con antenati in Corsica, molto preparato anche per la storia dello stazzu. Sono stata un paio di giorni in giro della campagna tra Aglientu, Aggius, Luogosanto e Palau e ho visto tante casette, parlato con i proprietari. Mi piacerebbe scoprire anche le abitazioni nel Sulcis-Iglesiente, sono curiosa! La prox volta che ci vado, tengo gli occhi aperti! Grazie 🙂